domenica 8 gennaio 2012

Collaborazione con Sex Educational Show

S

Sono davvero molto orgogliosa e felice nel poter dire che ho collaborato con una trasmissione davvero molto ben fatta, dove si parla di sesso con competenza, rispetto ma anche ironia e leggerezza! Sex Educational Show è davvero un format molto bello... e non solo perchè ci sono anche io! quindi guardatelo!!!!

sabato 7 gennaio 2012

diario semiserio di una sessuologa: impotenza ovvero un vero dramma emotivo

diario semiserio di una sessuologa: impotenza ovvero un vero dramma emotivo

impotenza ovvero un vero dramma emotivo

Ho scelto di chiamare questo post semplicemente così, senza aggiungere altro, perché qualunque uomo sa che non c’è molto da dire ed aggiungere quando questo problema arriva.
Anche se noi sessuologi ci spertichiamo in spiegazioni psicologiche, mediche, razionali o irrazionali, anche se gli cambiamo nome e la chiamiamo DISFUNZIONE ERETTILE, nella mente e nel cuore di un uomo si tratta semplicemente di IMPOTENZA e lui sarà comunque un uomo a metà…
Basta andare a vedere come il dizionario definisce il termine impotenza per capire quello che è il vissuto maschile rispetto alla mancata erezione
impotenza
[im-po-tèn-za] s.f.
• 1 Assenza delle facoltà, della forza fisica e morale necessarie a fare qlco.: i. a difendersi || ridurre qlcu. all'i., metterlo in condizione di non nuocere
• 2 med. Stato di carente o mancante funzionalità di un organo o di un organismo || i. sessuale, incapacità, spec. dell'uomo, a compiere l'atto sessuale o a generare

Ed allora come cavolo ci si può approcciare ad un vissuto del genere con freddezza clinica, con una assenza totale di empatia? Possiamo semplicemente dire, come anche io ho dovuto fare mille volte nelle interviste, “non si chiama impotenza ma disfunzione erettile ed è assolutamente normale!” senza però ribadire che nella vita sessuale di una coppia, troppo spesso, nel momento in cui si verifica, si apre una voragine enorme di sensi di colpa, sofferenza, ansia, paure…? NO NON SI PUO’
LA DISFUNZIONE ERETTILE, ed ora la chiamo con il suo nome tecnico (altrimenti passo per essere una sessuologa troppo sempliciotta…) è una patologia sessuologica seria e complessa da trattare, non tanto sul piano fisico (con le mansioni sessuologiche spesso è risolvibile in tempi relativamente brevi), ma più che altro sul piano emotivo e psicologico, proprio a causa di tutte le elucubrazioni mentali (si può dire seghe?ma sì, diciamocelo) che gi uomini… E LE DONNE (sì sì care signore, anche noi abbiamo la tendenza a farci dei film drammatici su questo tema… “ecco non gli piaccio abbastanza… ecco non mi desidera più….”) si fanno rispetto alla mancata erezione.
Ecco, quindi, il perché di questo post: per dire che, per quanto sia normale ed oserei dire persino probabile che episodi di disfunzione erettile accadano nella vita di ogni uomo, è FONDAMENTALE parlarne con qualcuno, gestire in primis l’ansia che ne deriva, combattere con le unghie e con i denti contro la terribile vocina dentro di noi che ci ripete, con la cantilena tipica da bambino cattivo “sei un impotente, sei un impotente….” Perché la realtà è che il dramma che viviamo rispetto alla mancata erezione è molto più dannoso del pisello che non si alza. L’ansia che comunichiamo al nostro amico willy, la mancanza di fiducia nella sua “potenza” sarà il vero problema da risolvere! La disfunzione erettile si cura con facilità, ma la sicurezza nelle nostre abilità sessuali, nella nostra capacità di dare e prendere piacere a letto… beh quella è più difficile da curare e qundi va protetta maggiormente.
Brava Francesca, fin qui ci arrivavamo tutti ma come cacchio si fa a non sentirsi distrutti dopo una defaillance? Beh qui mi tocca riconoscere una capacità maschile che, molto spesso mi fa incavolare, ma che stavolta torna utilissima, e parlo della RAZIONALITA’ e della capacità di CERCARE SOLUZIONI AI PROBLEMI, non di crogiolarsi in essi ( come invece spesso facciamo noi donne)!
Gli uomini sono bravissimi a razionalizzare, a riportare ogni problema su un dato di realtà utile a trovare la soluzione migliore… ecco questo è il modo migliore per affrontare una disfunzione erettile : FARE UN’ANALISI REALISTICA DELLA SITUAZIONE, CERCARE DI CAPIRE LE CAUSE, PROVARE A TROVARE UNA SOLUZIONE ED IN CASO CHIEDERE AIUTO AD UNO SPECIALISTA….
Immaginate cosa fareste se vi si fermasse la macchina in mezzo alla strada, non urlereste “oddio moriremo tutti!!”, scendereste dall’auto con calma, aprireste il cofano, dareste un’occhiata e se vedeste che non è nulla di grave chiudereste e ripartireste (magari con l’idea di farle fare poi un controllo in officina), se invece vi rendeste conto che la situazione è un po’ più grave chiamereste subito il meccanico.
Ecco diciamo che se capita una disfunzione erettile occasionale potete cercare di mantenerla calma e, al limite, se vi sentiti insicuri, fissare un appuntamento con un andrologo o sessuologo, se invece vi rendete conto che è una cosa che capita spesso e che vi sta iniziando a mettere davvero in crisi, chiamate subito! Ma senza ansia…quella davvero non serve a nulla!

venerdì 16 dicembre 2011

Perchè non chiama?

La lunga attesa per una chiamata


Quanto tempo dovrebbe passare fra un primo appuntamento ed una telefonata? In che misura è giusto attendere una telefonata? Quale è un tempo ragionevole di attesa per un cenno post nottata di passione?
Ma soprattutto per quale diavolo di ragione non esistono delle regole precise? Perché nessuno ci dice, ok, aspetta 24, 48, 72 ore, una settimana, un mese o quanto cavolo vuoi… ma superato quel limite l’attesa è vana?
Perché restiamo in attesa, come quando chiamiamo infostrada o telecom, giornate intere con l’ansia che aumenta, il nervosismo che sale e la fantasia su cosa gli/le diremo che galoppa libera nei prati della nostra mente???

Onestamente ammetto di essere stata io stessa vittima di incertezza e indecisione dopo una prima uscita, vittima di una chiamata mai arrivata, vittima di un uomo misteriosamente scomparso nel nulla… forse rapito dagli alieni! Ma ancora peggio, anche io sono stata vittima dei famosi uomini che definisco i “contagocce amorosi”… si quegli esseri umani, portatori sani di pisello (ma spesso sono anche donne, a parti invertite) che, con una abilità chirurgica dosano il loro interesse, i loro gesti, regalandoti gocce di attenzione quasi fossero più sacre del Santo Graal! Ma poi grazie al cielo sono rinsavita ed ho sviluppato un “lievissimo” rancore per codesta categoria di persone… ok, diciamo la verità, mi stanno totalmente completamente assolutamente sulle scatole!
Oggi mi capita spesso di vivere queste situazioni da “esterna”, da terapeuta o amica, e quando vedo i miei pazienti, mettere il loro cuore sulla griglia è come se un po’ tornassi sulla graticola anche io, e la mia voglia di “risvegliare” la loro autostima e razionalità esplode! Perché ora, finalmente ho capito che se si è interessati ad una persona DAVVERO, SI VUOLE PASSARE DEL TEMPO CON LEI… punto, fine, stop, i se ed i ma non esistono… se c’è interesse si trova anche il modo, SEMPRE! Un mio caro amico mi disse una volta, “non c’è cosa che un uomo di 30 0 40 anni sano non possa davvero fare!”
Ma nella realtà gli/le attendiste sono tantissimi, e, devo ammetterlo paurosamente forti resistenti, si si avete letto bene , ho detto che sono persone FORTI!
Non si tratta di gente masochista o insicura, tutt’altro… in realtà sono persone molto sicure di se, tanto da non ammettere e contemplare la possibilità che l'altro non sia interessato a loro, piuttosto preferiscono concedere all’altro mille attenuanti (mancanza di tempo, impegni, difficoltà relazionali o emotive), ma non il DIRITTO DI RIFIUTARLE, è un gioco del proprio ego che non tollera il fatto di sentirsi dire un NO NON MI PIACI.
E quindi si resta appesi ad una speranza, ad una telefonata che, di fatto ci permette solo di non vivere, di non cogliere tutto il resto che ci circonda, e spesso nemmeno di vedere chi invece quella telefonata ce la farebbe eccome. Aspettiamo chi non ci vuole èperchè sperare di poter amare è molto più impegnativo che rendersi davvero disponibili ad essere amati
Essere amati è davvero una esperienza meravigliosa, ma anche terribilmente spaventosa, vuol dir emettersi davvero in discussione, lasciar entrare una persona nel nostro universo davvero e magari cambiare idea su tanti aspetti di noi stessi… Amare l’uomo o la donna che scappa ci permette di non fermarci mai davvero, di lottare per il SUO amore e non per il NOSTRO amore. Vogliamo conquistare chi ci allontana perché in questo modo potremmo sempre cantarci la nostra ninna nanna preferita “nessuno mi amerà mai com mamma e papà”… beh che dire, ad un certo punto possiamo e dobbiamo davvero decidere che LASCIARSI AMARE DA QUALCUN ALTRO è importante, e che questo amore arriverà senza troppe attese guerre e strategie… il telefono squillerà presto prestissimo, basta dare il numero alla persona giusta!

mercoledì 19 ottobre 2011

Terapia di coppia. Bellissima ma che fatica!!!

Oggi mi rendo conto sempre di più che i francesi non hanno voglia di lavorare, e forse non sanno nemmeno farlo bene... mi spiego meglio, quando ero a Parigi ho scoperto che pochissimi terapeuti francesi scelgono di fare terapia di coppia, preferiscono vedere i songoli ma la coppia la evitano come la morte...e la motivazione è semplicissima, la terpia di coppia è una delle realtà più faticose che esistano nel mio lavoro
è meraviglioso lavorare con le coppie, e ti offre la vera possibilità di capire coem funziona l''equilibrio di chi hai di frontem puoi davvero vedere e percepire le dinamiche che portano a litigi lotte, incomprensioni... ma è F A T I C O S I S S I M O !!!
Spesso ti rendi conto di cose che non puoi dire apertamente, di realtà che sono difficili da sradicare e di giochi psicologici massacranti che si fanno all'interno della relazione, un casino insomma
Quando hai una coppia davantio inizi a capire che dovrai camminare sui gusci delle uova, che ogni frase sarà letta ed ascoltata da uno dei due partner in modo diverso, che tutti e due cercheranno selvaggamente di portarti dall aloro parte, che sia l'uno che l'altra chiedono in realtà l'aiuto di un professionista per "aggiustare" il partner difettoso, ma raramente vedono quei gesti che rendono così "difettoso" il partner
Quasi sempre devo lottare contro un costante tentativo di triangolazione, una faticata immane... MA
MA... ALLA FINE QUANDO VEDI LE TENSIONI RIENTRARE, QUANDO TOGLI QUELLA COLTRE DI RABBIA E COGLI UNO SGUARDO COMPLICE TRA I PARTNER NEMICI... HAI VINTO
è la vittoria più bella del mondo...
una soddisfazione che riempie il cuore e gonfia l'autostima (ci vuole anche un po' di autostima per lavorare bene!)
Allora mi chiedo... ma che cavolo si aspetta ad andare in terapia? perchè una coppia arriva da me incazzata nera, piena di rancore ed odio, piena di risentimento e delusione? perchè non ha cercato fin da subito di bloccare quel perverso circolo vizioso della rabbia?
Quante coppie arrivano ormai stanche e logore, piene di episodi e circostanze dolorose in cui frasi del tipo "perchè TU HAI FATTO" " TU HAI DETTO" "TU PENSI" sono urlate contro l'altro?
perchè si aspetta così tanto prima di dire... cacchio qualcosa non va facciamoci aiutare
Andare in terapia di coppia è un momento meraviglioso per la coppia, un modo per evitare di mandarsi a quel paese in modo orribile... nopn è certamente una bacchetta magica ma un buon antinfiammatorio si
Come si può costruire qualcosa di buono su una coppia che ha un'infiammazione dolorosa alle gambe? come può una coppia camminare bene verso i propri progetti se ha i piedi bloccati?
Ecco qui che la terpia di coppia può dare una mano... allora perchè non scegliere di chiedere aiuto?
mah... che dire io non so perchè non lo chiedono prima, so solo che, PRIMA SI CHIEDE AIUTO MENO FATICA FACCIO IO...
ok forse non è una buona giustificazione, allora diciamo che, prima si chiede aiuto prima si risolve e meno si spende...

giovedì 22 settembre 2011

PUNTO G...questo sconosciuto!!!!

È ora di fare un po’ di chiarezza finalmente su questo benedettissimo punto G… partendo dal presupposto che non si tratta né di un modello di Fiat ne di un pulsante magico né di un mito metropolitano, vediamo BENE ci che cavolo si tratta!
Allora, nel lontano 1950 un medico tedesco ha scoperto e descritto una zona misteriosa e particolarmente sensibile nella vagina, che si gonfia ed è responsabile di profondissimi e piacevolissimi orgasmi. (ora come abbia fatto a scoprilo, vedetevelo voi, a me basta sapere che questo benedetto uomo l’abbia trovato!) Il nome di questo medico è Ernst Grafenberg, ed ovviamente in seguito ha ispirato il nome del famoso "punto G". Da quel momento in poi per qualche anno la questione sul punto G cadde nel dimenticatoio, già era tanto se si riusciva a gestire la rivoluzione sessuale del 68…se poi si iniziava anche a dibattere sul punto G sarebbe stata la fine davvero!
Fatto sta però che durante gli anni '80 e '90, il nostro eroe il Sig Punto G, torna al centro dell’attenzione. Sessuologi, medici e femministe iniziano a discutere sulla reale esistenza di questa zona hot.
Alcuni ritenevano che fosse una sorta di punto miracoloso o un pulsante magico che una volta stimolato avrebbe SEMPRE fatto raggiungere un super orgasmo vaginale a qualsiasi donna, e altri invece continuarono a negare la sua esistenza.
Quindi il dubbio resta, questo benedetti punto G esiste realmente? E soprattutto dove cavolo si trova "?
Beh, stacchiamoci un attimo dalla scienza in senso stretto, ed analizziamo i dati di fatto, moltissime donne riescono ( con il tempo)a riconoscere ed identificare una piccola area all’interno della vagina che, se stimolata le porta ad avere un profondo orgasmo… quindi direi che la risposta è sì, ci sono molte donne con un punto G! Ma resta comunque il fatto che l’orgasmo femminile, a prescindere dal punto G è sempre raggiungibile con una corretta stimolazione del clitoride! E questo è un fatto INSINDACABILE, quindi, almeno un dato certo sull’orgasmo femminile c’è!
Ma torniamo a ‘sto benedettissimo punto G;, quando una donna si accarezza e “si esplora” ( SIGNORE CARE ESPLORATEVI!! Partite alla ricerca del punto G del punto A, B,C,D,E F, G,H.. di tutti i punti che vi pare, ma cercateliiiiiii!), si accorge abbastanza facilmente che alcune zone della vagina sono più sensibili di altre, specialmente quella vicino al retto quindi situata nella parte posteriore, ed una che si trova nella parte alta anteriore della vagina. Infatti, se ci si esplora bene, ci si renderà conto che esistono due zone sensibili o erogene, e quindi potenzialmente eccitabili: il famoso punto G situato davanti, e un'area nella vagina posizionato nella parte posteriore, verso il retto per capirci. La prima può essere stimolata anche durante la masturbazione, mentre la seconda è più facilmente sollecitabile con la penetrazione.
Ora appare chiara come il sole una sola cosa, non tanto se questo punto G esista per tutte o meno, ne dove si trovi, ne come stimolarlo, ma che VA CERCATOOOOOOOOOOOOOOO, e per farlo CI SI DEVE TOCCARE!
Tutto dipende quindi dalla capacità disponibilità e voglia di ogni donna di conoscersi, carezzarsi e scoprirsi!
Tuttavia, il punto G è una entità anatomica e, quando viene stimolato, può dare orgasmi diversi spesso più a lunghi e intensi
A parte tutto però qualche informazione tecnica voglio darla, giusto per coloro che si sono letti tutto il mio sproloquio pro masturbazione (forse brucerò all’inferno per questa mia campagna eretica!)
Secondo gli scienziati che avallano la sua esistenza, il punto G si trova nel primo terzo della vagina, nella parte anteriore ( quella della pancia per capirci): in teoria basta semplicemente infilare una o due dita piegandole leggermente ( metterle ad uncino per capirci)nel terzo superiore per provare a sentire dove si trova e soprattutto se c’è ! Una volta trovato, sappiate che il massaggio di questa zona può essere divino. Infatti, alcuni giocattoli sono stati appositamente progettati per stimolare il punto G, ma in assenza di un sex toys forse si potrebbe chiedere al partner di farlo… infondo gli uomini sono da sempre esploratori….quindi rendiamoli tutti un po’ dei Cristoforo Colombo alla scoperta del Punto G… certamente la ricerca darà grandissime soddisfazioni ad entrambi!

venerdì 16 settembre 2011

Se non paghi, peggio per te!( e per me!) ecco perchè è importante pagare uno psicologo!

Pulcinella dopo essersi sposato andò a servizio da Re Salomone e vi restò per 20 anni, trascorsi i quali disse al Re: “Maestà ora vorrei andare a casa, ma prima vorrei un suo consiglio”.
“Un mio consiglio? Ti toccherà pagarlo”. “E quanto?”. “Sei ducati”. Pulcinella rimase allibito a tale richiesta ma, visto che tutti conoscevano Re Salomone per la sua grande saggezza, decise di accettare la richiesta del Re e pagò i sei ducati richiesti. Re Salomone prese quindi ad enunciare il primo consiglio:
“Qualsiasi cosa tu veda o senta sta zitto, e fai finta di niente”.
Pulcinella allora replico:
“Grazie mille Re ma questo lo conoscevo già! Ne vorrei un altro”.
Il Re impassibile rispose: “Sono altri sei ducati”.
Pulcinella, iniziando ad irritarsi davvero, tirò comunque fuori altri soldi, e il Re disse: “Non lasciare la via vecchia per quella nuova”.
Questa volta Pulcinella rispose in maniera più energica “Ma Sire anche questo conosco! Un altro”.
Ed il re, ancora impassibile disse: “Altri sei ducati”.
Pulcinella ormai davvero innervosito ed indispettito diede altri soldi al Re, il quale disse: “Non essere impulsivo: pensa prima e poi agisci”.
A quel punto Pulcinella gettò la spugna, non aveva altri soldi e disse quindi “Anche questo lo conoscevo già! Va bene, vado via e vi ringrazio”.
“Un momento”, disse il Re, “voglio darti in dono una torta per te e la tua famiglia, ma mi devi giurare che la mangerai solo una volta arrivato a casa!” Pulcinella accetto il dono e ri ritirò nelle sue stanze, rimuginanbdo sulla spèesa inaspettata e chiedendosi perché un uomo così ricco avesse chiesto proprio a lui, umile e fedele servitore dei soldi in cambio di consiglio così scontati… andò comunque a dormire con questi pensieri, l’indomani lo aspettava un lungo e faticoso viaggio.
Poco dopo esser partito, sul suo cammino Pulcinella si imbatté in una banda di briganti che lo bloccarono e con fare brutale gli dissero“Vogliamo che tu stasera resti a cena con noi.” Pulcinella ovviamente partecipò alla cena. La cena però invece che nei piatti avvenne in teschi e le posate erano fatte di ossa umane,,, Pulcinella iniziò a temere il peggio e fu allora che ricordò “Beh, visto che l’ho pagato sei ducati, metterò in pratica il primo consiglio di Re Salomone!” e così decise di tacere e non fare domande ai briganti…. La mattina successiva i briganti dissero: “Bene, sei stato zitto e non hai fatto domande inopportune, se così fosse stato avremmo fatto di te un teschio per scodella.” E così lasciarono andare Pulcinella che riprese il suo cammino.
Proseguendo il percorso e incontrò un giovane molto simpatico ed gioviale che con fare allegro chiese a Pulcinella dove fosse diretto, dichiarò quindi di conoiscere un’ottima scorciatoia e si offrì di accompagnarlo. Questo ragazzo aveva sulle spalle e con un sacco in spalla molto pesante al quale sembrava tenere parecchio. Ma dopo qualche metro, al momento di abbandonare la strada che conosceva per la scorciatoia propostagli Pulcinella si fermò, ricordò il secondo consiglio di Re salomone, pagato ben 6 ducati,m e disse al giovane che preferiva arrivare più tardi ma arrivare, proseguì quondi per la strada vecchia. Poco dopo sentì dall’altra parte i gendarmi intimare al giovane gli arresti per il sacco che portava: era argento rubato, Pulcinella allora riflettè sul consiglio ricevuto, anche questa volta gli era stato utile! Proseguì così il suo viaggio, infine
giunto a Napoili si recò a casa sua e… sorprepsa, vide un giovane affacciato al balcone della sua camera da letto, Pulcinella immaginò subito il peggio, credendolo l’amante di sua moglie decise di salire su di corsa ed ucciderli entrambi. Tirò fuori un coltello, ma, anche questa volta, salendo le scale gli tornò in mente il terzo consiglio di Re Salomone “pensa prima di agire”, fu così che abbassò il coltello e salì al piano di sopra con l’ide adi chiedere spiegazioni. La moglie, infatti, gli spiegò che quello era il figlio che aveva fatto studiare in con i soldi che Pulcinella le aveva mandato per il lavoro che aveva fatto in tutti quegli anni e che Pulcinella non aveva riconosciuto. Si abbracciarono e Pulcinella si rilassò…
Durante la cena però si ricordò del dono di Re salomone, e disse che il Re aveva mandato a tutta la famiglia una torta: tagliarono così la torta e vi trovarono i 18 ducati con un bigliettino dove c’era scritto “Ho preso i ducati per motivarti a seguire i miei consigli; se tu non mi avessi pagato non li avresti mai messi in pratica!”
Tutto ciò per dire che… il motovo per cui è importante che noi psicologi veniamo pagati non è solo nel riconoscere una nostra professionalità e nel permetterci di fare shopping (ops questa vale solo per me in effetti!) ma il pagamento è la sola garanzia che un paziente ha che prenderà sul serio il cammmino terapeutico!!! Ecco perché i miei pazienti mi pagano, e mi pagano bene, perché, per quanto possano essere scontate le nostre conclusioni, si rivelano spesso valide ma per seguirle ci vuole un quid in più… quid che spesso , l’aver speso dei soldi, fornisce!